Alcol e carne per l’aperitivo perfetto

by Marina Caccialanza

E poi arriva quel momento della giornata al quale non si rinuncia. Un’occasione che, quando si presenta, solleva lo spirito, rilassa, sgombra la mente da ogni stanchezza.

È un appuntamento piacevole, soddisfa il palato e lo stomaco, poco impegnativo dal punto di vista economico.

È l’aperitivo.

Un’indagine della FIPE ha scoperto che oltre il 70% degli italiani se lo concedono almeno due volte al mese. Un dato che richiama la tendenza positiva che il mercato del fuori casa sta attraversando, ossia che gli italiani tornano a uscire e lo fanno cercando occasioni di consumo le più varie dove l’impulso alla socializzazione è preponderante soprattutto tra i giovani, dai millenial alla generazione zeta.

Si esce per incontrare gente e il cibo è uno strumento di aggregazione non finalizzato all’appagamento, tanto che quando si sta a casa e si sente la necessità di nutrirsi, invece di aprire il frigorifero e dare il via al concerto delle pentole si prende in mano lo smartphone e attraverso un’app si ordina a un delivery.  

L’aspetto edonistico del cibo cede il passo all’esigenza di stare insieme. L’aperitivo o l’apericena (vocabolo linguisticamente orrendo ma esaustivo) svolge egregiamente il compito.

Cosa si beve? Secondo una ricerca pubblicata su USA Today è emersa la tendenza da parte del 45% dei millennial a prediligere cocktail a bassa gradazione alcolica, i cosiddetti Low ABV, abbinati a grissini, olive, prosciutto o formaggi. Buffet sobri, dunque, bicchieri colorati, ma soprattutto instagrammabili. Largo all’estetica perché se l’occasione è finalizzata alla socializzazione che social sia.

La food design mania sta contagiando tutti e addirittura influenza la scelta del locale. L’atmosfera glamour sembra essere il principale requisito, secondo una ricerca britannica, per 4 millenial su 100.

Ma l’aperitivo, si è detto, è anche una scusa per consumare qualcosa bevendo un cocktail in buona compagnia e, tornati a casa, non avere l’onere di preparare la cena perché già sazi di stuzzichini e simili.

In questo scenario a gradazione alcolica controllata, la carne entra prepotentemente in gioco, quasi a prendersi la sua riscossa dopo anni di demonizzazione e filosofie vegan style e la tendenza sta prendendo piede anche in luoghi tradizionalmente vocati ad altre attività. Durante la recente edizione di iMeat, per esempio, una fiera specializzata e dedicata alle macellerie artigiane che si svolge a Modena, si è disputata una singolare tenzone tra giovani macellai che hanno fornito la loro personale interpretazione dell’aperitivo “in macelleria”. Risultato sorprendente – ve lo dico con cognizione di causa perché membro della giuria – le proposte interessanti e gustose dove la carne, elemento principale, armonizzata con sapori e consistenze diverse, è andata a formare colorati finger food e mono porzioni di ispirazione regionale, moderna o semplicemente creativa. Un modo nuovo di consumare un prodotto di alta qualità in tendenza con i gusti moderni che insieme a vini o cocktail ben abbinati va a formare una proposta innovativa.

E se la riscossa della carne non basta, ecco che dall’America arriva un’altra moda bizzarra: il cocktail arricchito con grasso animale attraverso la tecnica del fat washing (lavaggio del grasso) per sperimentare un nuovo modo di gustare la carne. L’ha adottato di recente il Bove Lover di Monza dove il bartender Toel Colombo ha firmato una drink list a base alcolica con l’aggiunta di grassi animali e vegetali fusi, mixati e successivamente separati tramite congelamento. L’evoluzione del food pairing per nerd onnivori e in vena di sperimentazione.

Anche la contaminazione di culture lontane trova espressione nella ricerca di sapori nuovi legati al territorio nostrano ma nati altrove. È il caso del nuovissimo Sake Nero realizzato nel vercellese, con riso italiano e l’aggiunta degli aromi del vermut ma ottenuto attraverso una tecnica orientale, quella del sake giapponese. Il risultato è una bevanda equilibrata e gradevole che si presta perfettamente alla preparazione di cocktail e aperitivi come quelli ideati dal barman torinese Michele Marzella. Il mio preferito? Sake nero, suze gentiane e tè kombucha all’ibisco pensato per accompagnare – ça va sans dire - carne cruda servita con olio alla liquirizia.

 

Foto: cocktail Makòs by Michele Marzella