BIT, una stagione turistica lunga un anno

by Marina Caccialanza


È ripartita col botto, BIT a Milano, la Borsa Internazionale del Turismo. Affollata, perfino caotica, stretta negli spazi di Fieramilano che ha offerto, quest’anno, l’immagine frenetica di un settore che vuole arrivare al pubblico con ogni mezzo e quella di un’utenza concitata alla ricerca di novità. Un settore in fermento, voglia di emergere ad ogni costo, dunque un segnale positivo.

Questa la sensazione camminando per le corsie, cercando di schivare persone e trolley, mini cortei danzanti e suonatori, tra il frastuono e la musica a tutto volume quasi fosse una gara a chi si fa sentire e notare di più.

Secondo ENIT, del resto, il 2023 è stato l’anno della definitiva ripresa per il settore turistico, con il ritorno dei viaggiatori internazionali e quote di venduto per le imprese ricettive italiane superiori al 2019: il clima autunnale favorevole ha generato un effetto di allungamento della stagione turistica, nonostante l’aumento dei costi, ben 7 imprese su 10 dichiarano di aver chiuso l’anno con utili di bilancio. Un’occasione che non si può sprecare.

Cresce, da parte degli operatori, la consapevolezza di orientare le offerte verso sostenibilità e servizi green. Per attirare turisti, oggi, è indispensabile garantire oltre a formazione, etica e qualità anche un ripensamento strategico climate-sensitive dei modelli di ospitalità, promozione e organizzazione turistica a tutti i livelli.

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Il turismo enogastronomico conferma il suo successo e, come testimonia il Rapporto sul Turismo Enogastronomico Italiano realizzato a cura di Roberta Garibaldi, docente di Tourism Management presso l’Università degli Studi di Bergamo, presidente dell’Associazione Italiana Turismo Enogastronomico e vicepresidente della Commissione Turismo dell’OCSE, nell’ultimo decennio l’enogastronomia ha acquisito una crescente centralità nel turismo. Da componente accessoria dell’esperienza di viaggio, è divenuta negli anni elemento ricercato e apprezzato. Di fatto, per l’Italia, è oggi uno dei principali driver del turismo globale.  
Cambiano però gli scopi e le modalità. Per gli Italiani, il turismo domestico, un tempo considerato più una necessità, è oggi un obiettivo e si è consolidata la tendenza a piccoli viaggi, esplorazioni del territorio, ricerca di arricchimento culturale: ne deriva che il settore ristorativo e quello delle produzioni agroalimentari hanno sviluppato la consapevolezza di essere parte integrante della filiera turistica.  I nuovi turisti sono innovativi, vogliono sperimentare, sono curiosi e amano abbinare la vacanza al lavoro: un turista italiano su due è interessato a fare smart working nelle aree rurali disponendo di spazi e servizi adeguati.
Per questo, la proposta va diversificata e non deve riguardare solo le aree rurali ma l’offerta food&beverage deve entrare nelle città, nelle strutture ricettive; deve adeguarsi alle fasce di età.

·     Un turista italiano su due vorrebbe alloggiare in alberghi a tema vino/cibo/altro nel corso dei suoi futuri viaggi.

·     Il 76% vorrebbe che il ristorante della struttura scelta utilizzasse prodotti del luogo e offrisse specialità locali, il 73% una prima colazione a base di prodotti del luogo.

·     Il 69% desidera avere informazioni sulle esperienze enogastronomiche del territorio direttamente in struttura e il 65% partecipare a tour enogastronomici organizzati dalla struttura.

Esempi interessanti di questa svolta enogastronomica del turismo italiano li abbiamo trovati a Bit nelle proposte che le Regioni hanno presentato ai visitatori. Tre in particolare ci hanno colpito, nella loro ideazione e intento: Il Friuli Venezia Giulia, la Liguria e la Sicilia.


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Friuli Venezia Giulia - il panino Mandi Fruts

La promozione turistica del Friuli Venezia Giulia parte da un evento importante: Gorizia e Nova Gorica sono state proclamate Capitale europea della cultura 2025. È il titolo onorifico che riconosce il consolidamento di un filo conduttore tra due popoli fratelli – italiano e sloveno – che non si è mai spezzato e alimenta quel substrato culturale che identifica il territorio.
Come ha ben evidenziato, in apertura alla presentazione del programma promozionale dell’ente turistico friulano il professor Alessandro Cattunar, Dottore di ricerca in Storia Contemporanea, è la riscoperta di un’eredità storica essenziale, frutto della contaminazione che identifica quella che viene definita “terra di confine” e costituisce una ricchezza unica: “Gorizia, terra di frontiera – ha affermato Cattunar – non appartiene a nessuno; impero austro-ungarico, terra slovena, Italia si sono mischiati e amalgamati. Così come il friulano è un insieme di tante lingue, la lingua universale che permette di comprendersi, essere friulani esprime l’orgoglio di essere misti, anche sul confine, perché contaminazione vuol dire ricchezza”.
Da questa riflessione, una serie di iniziative volte a valorizzare il territorio con le sue specificità, come le interpretazioni musicali a cura del Piccolo Opera Festival, in un programma denominato Fantasia, che nasce dall’improvvisazione, caratterizzazione di estrema libertà che combina elementi eterogenei come invito alla multidisciplinarietà e all’inclusione.
Ma il Friuli Venezia Giulia è anche, soprattutto, straordinaria biodiversità enogastronomica. Qui, i sapori mediterranei si mescolano con quelli balcanici e mitteleuropei in una combinazione che offre al turista esperienze uniche. Un viaggio nel gusto che esplora dai salumi ai formaggi, dai dolci ai vini e distillati; si esprime in piatti come gli gnocchi di patate con susine, primo piatto o dessert, tradizione e inclusione: le susine infatti erano una delle coltivazioni più diffuse soprattutto sul confine sloveno, come testimonia anche la produzione della Slivovitz, il distillato di susine.
Una cucina, quella friulana, che rivela la sua predisposizione a essere punto d’incontro tra chi produce, chi distribuisce e chi lavora i prodotti e le eccellenze del territorio e le propone al grande pubblico. Un bell’esempio, e un modo per diffondere questa cultura, la presentazione in fiera del contest televisivo Best Sandwich che ha fatto conoscere e assaggiare un boccone della tradizione gastronomica friulana a tutti i presenti: il frico e lo speck di Sauris.
In occasione della BIT due cuochi - Maurizio Pegorer, chef e titolare del pub Underground di Gorizia, e Andrea Mella, chef del Mordisco di Polcenigo (PN), hanno studiato insieme la ricetta di un panino da presentare allo stand della regione Friuli Venezia Giulia con il frico come ingrediente protagonista: Mandi Fruts. Fruts significa “ragazzi”, Mandi è il tipico saluto friulano. Nasce così un panino che riassume l’identità friulana negli ingredienti:

·       Pane croccante tradizionale.

·       Frico.

·       Speck di Sauris croccante.

·       Cavolo cappuccio viola.

·       Maionese allo spinacino.  

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Liguria - Camogli

Sulla cartolina promozionale della Regione Liguria il motto è “Liguria da baciare” e vuole esprimere l’amore che il territorio ha voluto dimostrare, in termini economici e in fatica, per valorizzare quella “via dell’amore”, le 5 Terre, che testimonia la crescita del territorio nella considerazione del pubblico, sempre più vasto. “Una Regione che cresce del 4% anche sui mercati internazionali – ha dichiarato il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti a Bit – con un’offerta che attira visitatori anche da oltre oceano e ha scavalcato il calendario in termini di tempo, con spiagge bandiera blu. Un viaggio tra arte, cultura e una enogastronomia di enorme rilievo”.
Enogastronomia, appunto, che a Bit è stata rappresentata degnamente da ben 3 chef stellati liguri, Jorg Giubbani di Orto by Jorg Giubbani, Ivano Ricchebono di The Cook e Ivan Maniago di Impronta d’acqua che, a 6 mani, hanno fatto conoscere ai visitatori il ricchissimo panorama gastronomico della Liguria, portandone entrambe le facce: quella della tradizione e quella della contemporaneità. Ciascuno dei tre, presente durante il secondo giorno della fiera, ha portato, infatti, due grandissimi classici della cucina ligure – pesto e focaccia - nelle loro personali declinazioni e uno speciale menu pensato appositamente per mostrare un lato di Liguria meno conosciuto:

·     Cappuccino di patata quarantina all’olio DOP Riviera Ligure, faraona dell'entroterra, polvere di funghi porcini, erba cipollina e olio alle erbe liguri di Ivano Ricchebono

·     Zuppa di ceci in zimino di bietole, erbe spontanee all’olio DOP Riviera Ligure per Ivan Maniago

·     e Jorg Giubbani con Prescinseua, basilico genovese DOP, arancia pernambucco e olio DOP Riviera Ligure.

Una dimostrazione concreta di come il turismo agroalimentare e i prodotti del territorio siano in grado di creare filiera, tutti insieme. “Un’industria potente, il turismo – ha concluso Giovanni Toti – da affrontare con la qualità degli addetti, delle strutture e dell’offerta diversificata”.

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al centro il presidente della Liguria Giovanni Toti con Ivano Ricchebono, Ivan Maniago e Jorg Giubbani


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lo stand Sicilia e le ceramiche artistiche


Entrambi sono “prodotti da forno”, entrambi necessitano di un impasto, di una manipolazione, di una cottura e di una decorazione. Sono i biscotti e il pane di Gianmichele Messina della Forneria Messina di San Martino delle Scale, frazione del comune di Monreale e le cassatine tipiche di Collesano insieme alle meraviglie dell'arte ceramista siciliana.
Dalla Sicilia a Milano, per esporre 16 pezzi unici di ceramica artistica siciliana al Padiglione Sicilia, opere chePcon le loro forme e i loro colori, sorrette da supporti specchiati, hanno attratto i visitatori che si sono soffermati per ammirare e fotografare questa esposizione come in un vero e proprio museo, composto da alcuni pezzi esclusivi provenienti da collezioni private e musei civici e che rappresentano le sei città della rete della "Strade della ceramica Siciliana".

“Questo progetto ha lo scopo di valorizzare e rilanciare la tradizione secolare della ceramica e far conoscere i nostri borghi e le nostre bellezze - ha affermato Tiziana Cascio, sindaco di Collesano - Un'opportunità di crescita e sviluppo per i nostri territori".

Una promozione che ha coinvolto 6 comuni siciliani – Collesano, Caltagirone, Monreale, Burgio, Sciacca e Santo Stefano di Camastra – in un progetto di rete destinato a promuovere territori uniti da tradizioni profonde, come, appunto, la ceramica e la tradizione siciliana dei prodotti da forno. Le sei città della ceramica siciliana, infatti, si contraddistinguono anche per la produzione di prodotti da forno che, tanto quanto le ceramiche artistiche, fanno parte integrante dell’identità locale.

In questo modo, gli stakeholder del territorio fanno rete con un progetto che ha come filo conduttore la possibilità di visitare i comuni noti per la produzione della ceramica siciliana dove arte e cultura diventano esperienza turistica attraverso un percorso che porta il visitatore alla scoperta della Sicilia da occidente ad oriente. In occasione della Bit è stato presentato ufficialmente il Passaporto della Strade della Ceramica Siciliana, che entrerà ufficialmente in funzione domenica 24 marzo 2024 e varrà come biglietto unico di ingresso nella rete dei musei delle città della ceramica e negli altri luoghi di cultura convenzionati, un documento che vuole unire idealmente le sei città siciliane per un nuovo modo di vivere il turismo in Sicilia attraverso percorsi fatti di natura, arte, gastronomia e cultura e di conseguenza alternativi alle mete turistiche più conosciute.
Nuove idee che nascono, come la creazione della piccola ciotola con coperchio ideale per servire una cassatina, al bar, in tavola o a casa; un modo per vivere l’arte in tutte le sue forme e mantenere viva una tradizione secolare emblema del territorio.


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