Il rinnovamento della tradizione della Tenuta del Buonamico

by Marina Caccialanza


Il turismo enogastronomico è frutto della rinascita di un territorio, ma la rinascita trae origine dalla visione culturale e imprenditoriale di chi il territorio lo vive e lo valorizza.

Siamo a Montecarlo. No, non il principato francese, questa è la Toscana più pura e genuina, dove le vigne e gli oliveti s’incontrano tra le colline della lucchesia.

Montecarlo è un piccolo borgo medievale – le sue origini risalgono al 1300 – e un tempo si chiamava Vivinaia, nome che rivela la vocazione per la vigna e la produzione fiorente di vini, soprattutto bianchi.

A partire dall’Ottocento, un gruppo di vignaioli illuminati ha l’idea di importare diversi vitigni di origine francese come Pinot Bianco, Pinot Grigio, Sauvignon, Sémillon e Roussanne (a bacca bianca), assieme a Merlot, Cabernet e Syrah (a bacca nera), varietà che da allora trovano dimora assieme al Trebbiano Toscano e al Sangiovese.

Merito di Giulio Magnani, viticoltore pioniere che, armato di curiosità e intraprendenza, parte per la Francia per imparare le tecniche dei colleghi francesi e, dal suo viaggio, torna ricco di idee, conoscenza e nuovi vitigni, che pianta e fa crescere rigogliosi, applicando conoscenza ed esperienza apprese oltralpe.

I vitigni francesi, dunque, recenti altrove, qui a Montecarlo sono ormai autoctoni, compresi nel disciplinare della DOC, riconosciuto nel 1969, una delle più piccole d’Italia, forse, ma certamente di pregio e con un’identità molto personale.

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La Tenuta del Buonamico ci accoglie con le sue vigne che si perdono tra le colline. Eugenio Fontana, patron della tenuta ci spiega: “Montecarlo è un territorio piccolo, un fazzoletto di terra dove una decina di aziende operano su 200 ettari e producono da 30 a 40mila bottiglie l’anno. Se da un lato, il fatto di essere una piccola realtà è uno svantaggio, perché piccole aziende con poche risorse per gli investimenti non avrebbero la forza di diffondere il nome, dall’altro è una fortuna perché ci permette di operare e realizzare i nostri vini in un clima di esclusività che tutela la qualità del nostro prodotto. Noi siamo Montecarlo, e questo ci identifica; le distanze brevi favoriscono le operazioni di raccolta; il clima ventoso ci aiuta a dominare gli eventi atmosferici. Col nostro piccolo Consorzio portiamo il nome di Montecarlo nel mondo. In questo scenario, la Tenuta del Buonamico è la realtà più grande con i suoi 100 ettari, 50 vigneti e tre corpi aziendali”. 

Eugenio Fontana, dal 2008 – anno dal quale è alla guida del Buonamico – attraverso un piano di lavoro che richiede impegno e tempo, applica molta sperimentazione in vigna e in cantina, anche con la ricerca di nuovi vini che possano essere testimoni di qualità.

Questa nuova stagione della Tenuta del Buonamico ha inizio proprio dalla vocazione di Montecarlo per quei vini bianchi protagonisti della cosiddetta “anomalia lucchese”, quel periodo che, nell’Ottocento, ha visto in queste terre l’arrivo di vitigni stranieri.  

Quello della famiglia Fontana è un progetto di grande respiro, diretto a sviluppare il potenziale della Tenuta e capace d’imprimere una visione originale a un’area che resta comunque legata a una forte storicità. Ne è un esempio, l’impiego di vitigni semi aromatici quali il Sauvignon e il Pinot Bianco, coltivati per bilanciare l’eleganza severa e generosa del Trebbiano Toscano. 

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Uno dei risultati più prestigiosi di questo rinnovamento della tradizione, messo in atto da Eugenio Fontana, sono le diverse etichette della linea Particolare, una sperimentazione di appena 2.000 bottiglie di Spumante Metodo Martinotti, bottiglie prodotte da uve a bacca nera vinificate in bianco, per l’esattezza Sangiovese e Syrah, vitigni adoperati anche per il Rosé in versione ferma. Uno Spumante Rosé dal grande potenziale che ha raccolto il consenso di consumatori e intenditori.

Uno spumante particolare, di nome e di fatto, spiega Fontana: “Particolare nacque da un’idea di mio padre Dino; stava sfogliando una rivista di moda e notò una nuova linea di smalti per le unghie di un noto marchio francese, la linea si chiamava Particulière. Gli piacque e, riflettendo sulla singolarità del nostro Spumante Brut Rosé, pensò che quello sarebbe stato un nome perfetto! Assieme, decidemmo di registrarlo e oggi, dopo diversi anni, possiamo affermare che Particolare rappresenta esattamente il nostro Spumante”.  

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La Tenuta del Buonamico è anche resort, rinnovato 3 anni fa con un edificio adiacente la cantina: 11 camere accoglienti, un centro benessere e il Ristorante Syrah dove un giovane chef con le idee molto chiare, Stefano Chiappelli, propone una cucina radicata al territorio e la contemporaneità abbraccia le peculiarità di una gastronomia centrata sulla materia prima eccellente, su sapori sinceri e accoglienti. “Ho scelto – racconta Stefano Chiappelli – di trasmettere, coi miei piatti, la tradizione toscana nella sua storicità più vera. Dietro alla preparazione accurata, alla rielaborazione moderna, c’è la ricerca delle materie prime, la cura dell’estetica intesa non come appariscenza ma come essenza. Credo che il ritorno alle origini, oggi, sia fondamentale per rinascere. La pandemia sta lasciando segni indelebili su tutti, anche a livello culturale, e riappropriarci delle nostre radici deve essere il punto di ripartenza da zero, da cui imparare nuovamente il senso della vita. Il cliente, già confuso e disorientato dalla situazione, non deve sentirsi spiazzato da ciò che trova nel piatto: lo deve capire e sentire, per poterlo apprezzare”. 

È la filosofia che Eugenio Fontana trasmette anche in cantina – con classe, eleganza, discrezione – quando accoglie i visitatori per un tour di conoscenza e degustazione: “Vino e olio sono il nostro core business, ma abbiamo una forte vocazione per l’enoturismo. In 10 anni abbiamo sviluppato un circuito molto interessante che ha attirato, e continua ad attirare, turisti da tutto il mondo. La Tenuta è un punto di riferimento per il turismo enogastronomico perché siamo aperti 7 giorni su 7 e accogliamo per visite e degustazioni singole o in gruppo. Da quando abbiamo ripreso l’attività, dopo le restrizioni, abbiamo già raggiunto ottimi livelli, quasi pre-covid. È molto importante offrire disponibilità costante; il turismo è una vetrina fondamentale e uno strumento di diffusione delle nostre eccellenze impareggiabile. Da noi possono venire quando vogliono, basta chiamare e prenotare – non è una condizione di disponibilità facile da trovare in Toscana – accogliamo anche gruppi, perfino in questo momento così difficile: abbiamo accordi con le compagnie delle navi da crociera, per esempio. L’enoturismo è un elemento fondamentale per la cantina e i nostri collaboratori sono preparati per accompagnare i visitatori e guidare le degustazioni in ogni lingua: gli stranieri, in tempi normali, sono il 70% della clientela”.


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La Tenuta del Buonamico con le sue vigne, la cantina, il resort, l’accoglienza perfettamente modulata per offrire ospitalità di alto livello, ma serena e discreta.
La wine experience completa che il luogo propone è, dunque, al centro del rinnovamento della tradizione che, sotto la guida della famiglia Fontana, Montecarlo sta vivendo, ed esalta il legame con la terra simboleggiato, di notte, dalla spettacolare lampada Halo Giga installata al centro del vigneto: con le sue luci e colori, proietta la fonte della vita.

Esaltati dall’unione con vitigni di origine francese, i vini del territorio lucchese Montecarlo Doc hanno segnato tappe importanti del panorama enologico: la visione imprenditoriale di Eugenio Fontana li porta a conoscenza in tutto il mondo. 

“Molte cose sono cambiate – afferma, al termine del nostro tour in cantina, Eugenio Fontana - il mondo stesso sta cambiando, e tanti italiani si stanno accostando a questo tipo di turismo esperienziale. Noi, qui a Montecarlo e alla Tenuta in particolare, siamo piuttosto ottimisti sul futuro. Siamo certi che gli stranieri torneranno, Lucca è già frequentata, perché da noi si trovano bene e apprezzano i nostri prodotti: siamo orgogliosi di rappresentare così l’Italia e le nostre terre toscane”.  

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