Le colline del Prosecco, Patrimonio dell’umanità

by Marina Caccialanza

Dal 7 luglio 2019 le colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene sono Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Brindiamo!

La notizia è il coronamento di un percorso di qualità avviato e auspicato da tempo.

È un premio al luogo, le verdi colline di Conegliano e Valdobbiadene, all’imprenditorialità vinicola veneta e a un vino, il Prosecco, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo per le sue qualità, l’accessibilità, la semplicità e piacevolezza.

Una vittoria condivisibile col territorio e con la gente.

L’attribuzione del riconoscimento sarà volano per il turismo, incentivo a coltivare – in tutti i significati del termine – un luogo e i suoi prodotti per il piacere di molti.

In quest’occasione non posso non condividere nuovamente l’esperienza vissuta esattamente un anno fa tra i vigneti e le colline di Conegliano: la mia scoperta delle terre del Prosecco Superiore, un luogo da percorrere a passo lento.

Articolo pubblicato su salaecucina.it, giugno 2018


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L’agricoltura italiana origina prodotti straordinari che attirano turisti da tutto il mondo: il turismo enogastronomico è un dato di fatto innegabile, dal turismo deriva commercio, il commercio genera business, il business muove l’economia. Non fa una piega.

Il Veneto, e le colline coltivate a vigneti ne sono un esempio straordinario, sono indiscutibilmente un’attrattiva potente. Me ne sono accorta subito quando, scesa dal treno a Conegliano, mi sono trovata immersa nella luce riflessa dalle mille sfumature di verde delle vigne dolcemente allineate che risalgono verso le alture in filari infiniti. Lì nasce il Prosecco, italiano e democratico, un successo in continua crescita, un business per l’agricoltura, per il commercio e per il turismo.  

Mi accoglie con un sorriso radioso come il sole che fa capolino tra le nuvole sparse la famiglia Balbinot. La famiglia è il segreto del successo della cantina Le Manzane gestita con passione da Ernesto Balbinot, manager e vignaiolo al tempo stesso, dalla moglie Silvana, spalla fondamentale nell'amministrazione e nelle pubbliche relazioni, e dal giovane figlio Marco che, insieme alla sorella Anna, rappresenta la terza generazione in azienda. La cantina nasce negli anni cinquanta; è papà Osvaldo il primo a cogliere le opportunità e a dare avvio all’attività di commercio prima e produzione poi. I vini della cantina Le Manzane - è il nome della località dove sorge la prima vigna della famiglia Balbinot – oggi sono esportati in 40 Paesi nel mondo, un successo ottenuto con determinazione e ricerca. Siamo a San Pietro di Feletto, a pochi passi da Conegliano, dove la collina offre un panorama incantevole che abbraccia la montagna e il mare, e dove la terra è generosa. 72 ettari dove oltre al Glera, vitigno principe per la produzione del Prosecco, vengono coltivati vitigni autoctoni come Verdiso, Manzoni Bianco, Bianchetta e Marzemino e vitigni internazionali quali Cabernet, Merlot, Chardonnay e Pinot Bianco.



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Ma si accennava al turismo e il primo segnale della popolarità del luogo è Ca’ del Poggio, Ristorante& Resort, che ci accoglie tra i suoi ospiti che, ci accorgiamo al primo sguardo, sono tutti stranieri. Tappa del recente Giro d’Italia, ritrovo bike friendly, il suo slogan è “dove il Prosecco incontra il mare”; da qui, in cima alla collina, partono infatti percorsi naturalistici e visite alle attrazioni della zona che terminano a sera davanti alla tavola dove piatti di mare e specialità locali ripagano delle fatiche giornaliere. Perché gli stranieri vengono qui apposta per questo: ammirare le bellezze naturali e conoscere i prodotti tipici del luogo, come i formaggi biologici che Emanuela Perenzin produce nella sua latteria e dove organizza degustazioni guidate che attirano gruppi di turisti da tutto il mondo: se non avete assaggiato i formaggi della Perenzin non potete capire. Come il Gin della Distilleria dell’Alpe, prodotto utilizzando erbe officinali delle zone dolomitiche. Come i piatti genuini, golosi, ma al tempo stesso leggeri e freschi, ispirati ai prodotti dell’orto e agli aromi che propone lo chef Tiziano Poloni del ristorante Al Capitello di Tarzo: erbe spontanee, asparagi bianchi del Cervano, fagioli di Lamon, soppressa Lovison.

Operosità e passione sono forse le parole chiave, perché il vino è generoso ma vuole impegno e saper fare. Non è un caso se a Conegliano sorge la Scuola Enologica più importante d’Italia, fondata nel 1876, oggi sede anche di un Museo dedicato a colui che dagli anni ’20 in poi ha rivoluzionato la coltivazione delle uve da vino e inventato il metodo che porta il suo nome. Luigi Manzoni nelle sue ricerche ha sviluppato una gamma d’incroci chiamati appunto Incroci Manzoni. I più conosciuti sono: 6.0.13 o Manzoni Bianco (Riesling x Pinot bianco), 2.15 (Glera x Cabernet-sauvignon), 13.0.25 (Raboso Piave x Moscato d’Amburgo), 1.50 (Trebbiano x Traminer), 2.30 (Trebbiano x Traminer). Un percorso espositivo conduce il visitatore a scoprire il lavoro dell'illustre scienziato, all’interno delle sale che ospitano questa scuola, vanto tutto italiano. Perché questi sono luoghi che trasudano storia d’Italia e i suoi abitanti ne vanno fieri. Tra le colline del Prosecco Superiore ci si può imbattere, infatti, in testimonianze storiche emozionanti come la piccola mostra sulla Grande Guerra allestita all’Eremo Camaldolese: ogni valore è diventato l’ispirazione per la creazione di un vino composto da uvaggi dell’epoca coltivati nel territorio: Forza Silenziosa, Linea Prima, Ardore Patrio e Umanità Riconquistata.


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La nostra visita volge al termine ma siamo capitati in un fine settimana speciale per Conegliano: si rappresenta la 34esima edizione della rievocazione storica rinascimentale in costumi d’epoca ispirata alla storia della città. È il Festival Rinascimentale della Dama Castellana e la Partita a Dama Vivente, quando le strade del centro cittadino sono pacificamente invase da cavalieri, dame, giullari, acrobati, giocolieri, sputafuoco, musici, sbandieratori ed artisti. Un’attrazione turistica, certo, ma soprattutto la prova della passione dei cittadini per il loro territorio e retaggio.

Ed è la terra l’elemento che unisce tutti, l’amore per il luogo, per la natura e per ciò che di buono offre. Anna Balbinot mi ha detto, mentre passeggiavamo per le vigne: “Vivo a Milano per motivi di studio ma appena posso torno qui: non posso immaginare di cominciare la mia giornata senza camminare scalza sui prati di casa mia”.

 


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