Mangio o bevo? mangioebevo

by Marina Caccialanza

Tramontata l’era dei finger food, comincia quella del cucchiaio. A quando il biberon?

Avete notato come sempre più spesso nei ristoranti vengano servite portate che non hanno bisogno dell’uso di forchetta e coltello ma solo di un cucchiaio? Io sì, e devo dire che sono un po’ perplessa.

Quello che vi sto per dire mi renderà impopolare presso molti di voi, lo so, ma sono convinta che qualcuno sarà dalla mia parte.

Creme, mousse, vellutate, salse. Meno male che pare sia finita la moda delle schiume al sifone: a mio parere immangiabili e soprattutto inguardabili. Aria di parmigiano, aria di salmone… solo aria. Non si ingrassa.

Ferran Adrià e la sua cucina molecolare sono finiti nel dimenticatoio e dopo decenni di brutte/belle copie gli chef di tutto il mondo tornano a una cucina più comprensibile, però…

Quante volte nei menu troviamo piatti dove i diversi ingredienti non sono evidenti nel loro naturale aspetto ma frullati, miscelati a formare un letto di crema sul quale viene posato un altro ammasso morbido che costituisce l’elemento principale. Solo in superficie oppure come un velo sul piatto, qualche briciola croccante, per favorire la salivazione attraverso una rapida masticazione. Da mangiare rigorosamente col cucchiaio.

Forchetta e coltello non servono più. Troppo banale.

Oggi, il cibo è morbido, scioglievole, quasi liquido. Si presenta con una non-forma che appare forse rassicurante, una pappa, insomma. Ecco, l’umanità torna alla prima infanzia.

È provato, del resto, che ci troviamo nell’era della “pappa pronta”, ma pensavo fosse nel senso che si cucina sempre meno, si compra cibo già pronto. In effetti, il cibo pronto va trasportato, portato con sé, consumato strada facendo. Allora, perché non cibarsi bevendo?

A quanto pare sarebbe l’ultima tendenza da oltreoceano. Una borraccia e via, nutrimento assicurato con poca fatica.

Secondo uno studio condotto da M&T, società di marketing, il cibo liquido è semplice perché non ha bisogno di manipolazione, masticazione, digestione; è comodo, lo porti dove vuoi; è sano, o almeno così viene percepito; è ancestrale, ovvio chi non ricorda almeno istintivamente l’atto di succhiare il latte materno? È performante, in senso olistico; rappresenta un nuovo significato di consumo: nessuno schema, nessun rito consolidato.

Basta mise en place con tante posate, basta coltelli per la carne o il pesce; semplificazione è la parola d’ordine.

Qual è la ragione di tutto ciò? Se il motivo non è il mal di denti, masticare dovrebbe essere azione naturale, almeno dopo i 2 anni d’età; se non stiamo reggendo con una mano il cellulare, anche a tavola, possiamo usarle tutte e due. Siamo forse pigri? O abbiamo talmente dimenticato il bon ton a tavola che l’uso delle posate è diventato sconosciuto? Una basta e avanza: quella più facile.

Insomma, il pasto solido non si usa più. E ce ne siamo accorti.

Come bambini, o vecchietti sdentati, mangiamo pappette. Io non ci sto.