Panettone, patrimonio immateriale dell’umanità
by Marina Caccialanza
Lo so, è Pasqua e io vi parlo di Panettone. Ma, ormai sdoganato da qualsiasi stagionalità, il Panettone è davvero il dolce che rappresenta l’Italia, in ogni stagione e ovunque.
C’è un’iniziativa interessante che lo riguarda perché è destinata a tutelare il Panettone e la sua identità, italianità, storia e unicità.
L’iniziativa parte da Stanislao Porzio, ideatore e patron della popolare manifestazione Re Panettone, meritevole di aver contribuito a diffondere la cultura della versione artigianale del dolce in giro per l’Italia e nel mondo.
Stanislao Porzio lancia una petizione diretta al presidente pro-tempore della Commissione Nazionale Italiana presso l’UNESCO: l’arte di fare il panettone Patrimonio immateriale dell’Umanità UNESCO.
Ce n’è bisogno? Penserà qualcuno. Probabilmente sì, rispondo io e con me tanti amanti della pasticceria artigianale e del Panettone in particolare. Perché il Panettone non è solo un dolce. Per noi milanesi è sacro e ineguagliabile, per tutti è un simbolo. Difenderne la cultura e la tradizione, valorizzarne le varianti apprezzabili che tanti artisti del dolce hanno creato in questi anni è un dovere.
Dal mio punto di vista privilegiato, ne ho assaggiati tanti, per lavoro e per piacere. Alcuni eccellenti, altri mediocri. Ne ho assaggiati di classici e di creativi, da nord a sud.
Si fa il panettone in Sud America, lo si fa negli USA o in Asia. I pasticceri più lungimiranti e informati ne hanno compreso le potenzialità e vengono a impararne i segreti. Allora, perché c’è bisogno di difenderlo? La risposta ce la fornisce con grande lucidità Stanislao Porzio: “Non è l’industria a minacciare questo prodotto artigianale; essa ha contribuito alla sua diffusione nel mondo. Avendo le sue regole produttive e i suoi canali, l’industria non ha interesse a confondere i suoi prodotti con quelli dell’artigiano. Sono, invece, alcuni pasticceri a intorbidare le acque, lasciando passare per artigianali prodotti realizzati con semilavorati, prodotti frutto dello studio tecnologico. Standardizzando il risultato, di fatto, rinunciano all’artigianalità e mortificano la competenza dell’artigiano”.
L’artigiano, afferma Porzio, non ha bisogno di un prodotto che deve durare mesi e quindi ottenuto con conservanti, coadiuvanti o mono-digliceridi degli acidi grassi. L’artigiano deve esaltare la sua arte e offrire al consumatore un prodotto sano e genuino. Aggiungerei buono, ben lievitato, bilanciato e gradevole, un prodotto che rispetti l’identità della ricetta tradizionale anche se in una variante innovativa.
La petizione lanciata da Stanislao Porzio – ha già avuto il sostegno di tanti professionisti e di gente comune – è rivolta a far ottenere all’arte e alle tradizioni nella storia del Panettone il giusto riconoscimento perché, diciamolo, un buon prodotto, specialmente difficile da produrre come il panettone, o lo sai fare nel modo migliore oppure è meglio che ti rivolgi ad altro: la tradizione culinaria italiana è piena di ottimi dolci, non c’è bisogno che tutti facciano il panettone solo perché è di moda.
Allora, per chi volesse aderire, basta firmare online al link http://chng.it/nrYwdLdV4G