Acqua fresca, per la sete non c’è niente di meglio

by Marina Caccialanza

Un tempo l’acqua era un bene comune e si attingeva al pozzo, poi al rubinetto di casa.

Per le vie cittadine c’erano quelle che a Milano si chiamavano “vedovelle”, le fontane insomma, che rappresentavano una risorsa preziosa per i ragazzini che giocavano ai giardinetti e per tutti coloro che si trovavano in giro e avevano bisogno di dissetarsi o lavarsi le mani. Erano sparite, stanno tornando.

Negli anni sessanta erano popolari quelle bustine piene di polverine che aggiunte all’acqua di casa la rendevano frizzante: ricordo ancora i litigi con mio fratello su chi dovesse bere il primo bicchiere appena aperta la molla della bottiglia… frizzzzzava! Poi perdeva poco a poco tutte le bollicine.

In seguito, intorno agli anni ottanta, l’uso di bere acqua minerale in bottiglia divenne pratica abituale quasi per tutti e si sceglieva un fornitore che la recapitava a casa in bottiglie di vetro col vuoto a rendere: “arriva l’omino dell’acqua” si diceva, con un’espressione poco rispettosa forse secondo i canoni di oggi, ma che in realtà dava al fattorino che girava la città con l’Ape piena di cassette d’acqua un’identità ben precisa, quasi fosse un elfo o un piccolo mago dell’acqua.

Poi, arrivarono le bottiglie di plastica in faldoni pesanti e ingombranti, acquistate al supermercato e consumate in gran quantità. Chissà che fine hanno fatto gli omini dell’acqua…

E così, abbiamo riempito il pianeta di rifiuti.

Oggi, la coscienza ci suggerisce di limitare l’uso di contenitori di plastica; si resiste con tenacia nell’abitudine ma almeno siamo consapevoli che sì – diciamolo – abbiamo combinato un bel pasticcio, forse sarebbe ora di rimediare. Ma come? E, soprattutto, siamo davvero disposti a farlo?

Si torna alle origini – chi è che parlava di corsi e ricorsi storici? Ah sì, Giambattista Vico; magari non era la bottiglia dell’acqua che aveva in mente ma, nel suo piccolo, ci sta – e si ricomincia a bere l’acqua del rubinetto, detta anche “acqua del sindaco”.

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Secondo una Ricerca commissionata da Acqua Italia (Associazione Costruttori Trattamento Acque primarie) a Open Mind Research su un campione di 2000 individui maggiorenni e rappresentativi della popolazione italiana, risulta che il 77,6 % degli italiani la beve.

Analizzando il profilo socio-demografico di quanti negli ultimi 12 mesi hanno bevuto acqua del rubinetto trattata e non, a casa propria o fuori casa, e la frequenza di consumo, al fine di segmentare tra consumatori abituali e occasionali, la ricerca ha studiato le ragioni per cui gli individui bevono o che potrebbero convincere a bere l’acqua del rubinetto in casa/fuori casa, compresa quella trattata negli esercizi commerciali, l’utilizzo di sistemi di affinaggio in famiglia e la relativa manutenzione periodica e la conoscenza dei chioschi/casette dell’acqua sul territorio.

Ultima - ma non meno importante - rimanendo di stretta attualità, la preoccupazione per la presenza di sostanze contaminanti (farmaci, sostanze chimiche, ecc) nell’acqua del rubinetto.

Dunque, il 77,6% della popolazione italiana ha bevuto acqua del rubinetto (trattata e non) negli ultimi 12 mesi, con un tasso di crescita sul 2018 che sfiora il 4%. Tra tutti coloro che la bevono il 48,7% dichiara di farlo sempre o quasi sempre. I motivi principali per i quali quest’anno gli intervistati hanno dichiarato di bere l’acqua del rubinetto (trattata o non trattata) afferiscono principalmente alla comodità nel disporne (25%), all’attenzione per l’ambiente (24,8%) ossia evitare di trasportare e smaltire bottiglie di plastica.

Nel 28% dei casi si rileva la presenza di almeno un sistema di affinaggio dell’acqua che permette di trattare l’acqua del rubinetto da bere, per ottenere migliori caratteristiche organolettiche. Tra questi sistemi, l’8,6% è rappresentato dalle caraffe filtranti, l’11,1% dai sistemi per l’eliminazione del cloro e il 2,8% dagli apparecchi con sistema di osmosi inversa.

Si è anche verificato su quanti conoscano il servizio offerto dai Chioschi dell’acqua che mettono a disposizione dei cittadini acqua potabile. A quanto risulta, il 73,3% conosce questa possibilità e nel 51,1% dei casi il comune di residenza offre il servizio.

In generale circa il 22% della popolazione ha dichiarato di bere l’acqua dei chioschi/casette confermando un’ascesa di quest’abitudine.
Resta una certa preoccupazione riguardo alle sostanze contaminanti che potrebbero essere presenti nell’acqua del rubinetto, in calo però rispetto agli anni scorsi.

Infine, un buon 40% degli italiani ha l’abitudine di portarsi una borraccia con l’acqua quando sa di dover stare fuori casa per diverse ore. Le nuove borracce ecologiche sono molto in voga.

Ma cosa ci metteranno dentro? Acqua del rubinetto o acqua di bottiglia? Vorrei essere un uccellino…no, non quello della pubblicità del calciatore eh?!