Camminamente, storie di camminatori e pellegrini

by Marina Caccialanza

C’è un momento per agire e un momento per pensare, nella vita di tutti noi.

Poi, ci sono momenti nei quali le due attività s’intersecano, si fondono e addirittura si (ri)generano a vicenda, l’una per dare origine, spazio e vigore all’altra.

Uno di questi momenti è il “camminare” in quella fase che per alcuni sfocia nel “pellegrinaggio”, non necessariamente religioso ma sempre meditativo, o nella “scalata” come raggiungimento di una vetta reale o ideale, oppure semplicemente nel camminare verso una meta per trovare qualcosa, qualcuno o se stessi.

Si svolge in questi giorni a Fondo in Val di Non (TN) e resterà aperta fino alla fine di settembre, un’interessante mostra iconografica che ha come protagonista le scarpe e le storie dei camminatori e pellegrini.

Si chiama Camminamente e ripercorre le tappe salienti di personaggi della storia, dello sport, della fede o solo di camminatori, come tutti noi.

Tra le immagini della mostra, alcune mi hanno colpito particolarmente, come quella che racconta le nuove frontiere della genetica: “La ricerca genetica si sta occupando di capire la natura del viaggiatore, o meglio di conoscere quello che ci spinge a muoverci. Sarebbe colpa di un gene del nostro DNA, stando alle ultime scoperte scientifiche. Più precisamente si chiama DRD4-7R rinominato come “gene di Wanderlust” (voglia di girovagare), dove risiederebbe la correlazione con grandi livelli di curiosità e irrequietezza. Ma il gene non è presente in tutti, e qui si spiegherebbe lo spirito dell’avventuriero: solo il 20% della popolazione ce l’ha ed è più comune nelle regioni in cui il passato e la storia hanno spinto i popoli a migrare”.

Secondo gli studi, sembrerebbe che le popolazioni provenienti dall’Africa siano più predisposte al gene. Del resto, la vita ebbe origine proprio lì. Ma suggeriscono anche che il DRD4-7R appartenga a coloro che sono più predisposti al rischio, a esplorare nuovi posti, cibi, idee, relazioni ecc.

L’umanità, insomma, da sempre è in cammino.


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Antonio Gregolin, ideatore e curatore della mostra, itinerante, afferma: “Non contare i passi, ma i battiti”. Cuore e mente, spirito e corpo devono trovare l’armonia e l’azione di camminare ne è il mediatore ideale.

La mostra abbraccia tutti i cammini e offre al visitatore una visione che invita alla scoperta di ciò che muove i piedi di chi si mette in cammino: c’è il cammino del messaggero con le scarpe dei pellegrini e dei migranti; c’è il cammino dello storico che raccoglie la polvere dei tempi; c’è quello di chi ha viaggiato solo con la mente per raccontare, come Emilio Salgari perché “scrivere è viaggiare senza la seccatura dei bagagli”. Il percorso delle parole è la narrazione della vita attraverso le emozioni di Marco Paolini; è la cronaca del primo sbarco sulla Luna appena celebrato; sono le scarpe “radioattive” di Chernobyl, le orme degli alpini in Russia e le scarpe dei deportati, dei soldati, degli alpinisti e degli sportivi.

In questo 2019, anno del turismo lento, che ci invita a una pausa di riflessione perché il peso dell’esistenza si fa greve e la comprensione del mondo e dell’umanità diventa complessa, ecco che riappropriarci di una dimensione che ci avvicina alla nostra umanità – il camminare – apre nuovi orizzonti dove le frontiere scompaiono e resta solo il viaggio verso l’infinito e dentro di noi. 

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