Giardino di Delizie

by Marina Caccialanza

Le ragioni per intraprendere un viaggio sono infinite: la sete di scoperta, l’avventura, l’arte o la religione; i frutti della terra e la buona tavola; la memoria dei secoli o la semplice curiosità. Tra le regioni d’Italia, la Puglia è nota ai più per il mare, il sole, le mozzarelle e le orecchiette. Ma non solo.

Nei dintorni di Gravina in Puglia – siamo nella provincia di Bari – sorgono attività floride e all’avanguardia che dell’innovazione tecnologica, dell’investimento sul territorio, della lungimiranza hanno fatto una mission e ne sono il vanto.  

La zona della Murgia è di una bellezza selvaggia e colpisce col silenzio e i profumi, mistici accompagnatori.  

Matera dista solo una quarantina di chilometri, il 2019 è il suo anno felice, ma Gravina non è da meno per patrimonio archeologico, artistico, religioso ed escursionistico. È una città misteriosa che nasconde nel sottosuolo segreti arcani; costruita nel tufo, si sviluppa intorno alla gravina – da cui prende il nome – morfologia carsica formata da erosive profonde anche più di 100 metri, scavate nella roccia calcarea dall’acqua: l’habitat rupestre, fonte di scavi e ritrovamenti, conserva tesori inestimabili, un’area archeologica che risale al VII secolo a.C. con una vasta necropoli rivelatasi solo in parte.

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Un ponte separa il complesso archeologico dalla città vecchia. Costruito nel ‘700 dalla famiglia Orsini che per secoli guidò Gravina, nacque come viadotto acquedotto per approvvigionare di acqua la città e collega le due sponde della gravina, sospeso tra i secoli. Un panorama travolgente che ha colpito tanti, set ideale per spettacolari scene cinematografiche come nel nuovo film di 007 James Bond appena uscito o quello che stanno girando proprio in questi giorni con Riccardo Scamarcio.

La città vecchia, due quartieri storici un tempo quasi abbandonati e oggi in fase di recupero e ristrutturazione, racchiude la Chiesa rupestre di San Michele delle Grotte, patrono di Gravina, scavata nel tufo; è dominata dalla Basilica Cattedrale dell’XI sec. che racchiude tesori artistici di grande valore e cela nel sottosuolo una cappella funeraria dal fascino lugubre e mistico. I tesori sono tanti, impossibile elencarli tutti, un patrimonio in fase di restauro grazie all’impegno del Comune e della Regione, che merita tutela e investimenti. Uno tra tutti, la Biblioteca Finya dove sono racchiusi oltre ottomila volumi antichi di enorme pregio. Ma si può visitare il museo della Fondazione Ettore Pomarici Santomasi, casa di famiglia del barone, collezionista e mecenate che la donò al Comune di Gravina alla sua morte; non tutti sanno che Gravina fu la città natale di Papa Benedetto XIII – un Orsini appunto – e nella Basilica si possono ammirare reperti appartenuti al pontefice; di recente apertura una mostra inaugurata da Vittorio Sgarbi.

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Vive del passato ma guarda al futuro, Gravina. Non si può fare a meno di ammirare, passeggiando per la città vecchia, l’ordine, la pulizia, la freschezza di quartieri che riprendono vita. Lì molti giovani sono tornati, ristrutturando i palazzi e trasformandoli in accoglienti strutture ricettive. Città costruita sulla roccia, le case nascondono suggestive cantine a volta, stanze recondite per locali benessere idealmente naturali. Ristoranti, qualche negozio – ancora troppo pochi - Bed&Breakfast. Questi ultimi offrono ospitalità per una ricettività in via di sviluppo che permette a Gravina di aprire le porte al turismo. Turismo religioso, turismo artistico, turismo gastronomico.

Federico II di Svevia definì Gravina “giardino di delizie” (urbs opulenta) per i suoi boschi, i fertili campi e le sorgenti d’acqua. Alle bellezze paesaggistiche si affiancano tradizioni enogastronomiche secolari che i gravinesi hanno saputo custodire e valorizzare. Hanno dato vita a imprese che uniscono alla cultura culinaria il genio imprenditoriale, una rete di sviluppo economico importante per il territorio e la sua popolazione.  

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Lo chef Massimo Buono propone spesso nella sua cucina, l’elaborazione moderna di alcuni piatti della tradizione pugliese e afferma: “Mantenere l’identità della cucina tipica significa rispettarne i valori aggiungendo quei dettagli che possono amplificare l’esperienza gustativa. Con un gioco di consistenze, diverse cotture e temperature si ottiene un’alternanza di sensazioni che vanno a valorizzare la cucina pugliese, fatta di ingredienti semplici, verdure e sapori a cui siamo affezionati”. 

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© foto: Comune di Gravina
© salaecucina.it