Nuova Zelanda, paradiso (non ancora) perduto

by Marina Caccialanza

 

Ricordo un romanzo letto molti anni fa – Uccelli di Rovo – una travolgente storia d’amore tra un prete e una giovane donna, che conquistò un pubblico immenso e divenne un film di grande successo. Ebbene, si svolgeva prevalentemente in un mondo per me, adolescente e italiana, sconosciuto e quasi mitico. Era la Nuova Zelanda, terra lontana, di immensi territori incontaminati, dove la famiglia protagonista della storia allevava pecore.

Le descrizioni che la scrittrice Colleen Mc Cullough offriva della Nuova Zelanda facevano sognare spazi verdi, praterie e montagne misteriose, un luogo incantato e incantevole nella sua selvaggia bellezza.

Non pensavo a Uccelli di Rovo da decenni quando improvvisamente mi sono ritrovata in quello scenario ascoltando le parole appassionate di Ann Clifford, Console Generale della Nuova Zelanda, presentare le peculiarità dei prodotti alimentari che ne derivano, descrivere quei luoghi dove nascono specialità uniche dalle enormi potenzialità in cucina, in arrivo sul mercato italiano e tra i fornelli dei nostri cuochi.

Merito della conformazione geografica del luogo, delle pratiche di allevamento e pesca sostenibili. In poche parole si può sintetizzare la caratteristica principale della Nuova Zelanda in pascoli e acque sconfinati, vegetazione selvaggia e una cura attenta e consapevole per l’ambiente e la sua sostenibilità unita a tecniche di allevamento e coltivazione che mirano alla qualità del prodotto.

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La qualità dei prodotti di origine animale è garantita da un sistema di allevamento che limita al minimo l’intervento umano, favorendo il benessere animale in un contesto naturale unico nel suo genere. La Nuova Zelanda detiene il primo posto ex aequo a livello mondiale per gli standard di benessere degli animali e applica rigide norme di gestione delle risorse ittiche per tutelarne la sostenibilità. Si pensi ad esempio al network per la protezione degli habitat bentonici che, con un’area pari a quattro volte la superficie terrestre neozelandese, costituisce una delle zone marine protette più grandi del mondo, e in cui è vietata la pesca a strascico.

Ma, si diceva, della famiglia Clearly di Uccelli di Rovo…allevatori di pecore. 

Ebbene, il bestiame della Nuova Zelanda è allevato in larga parte all’aperto, quindi viene nutrito a foraggio e cicoria. Il risultato è un profilo gustativo unico e ben diverso da quello degli animali nutriti a cereali. Non solo pecore, anche il cervo, dalle carni delicate, consistenti e a basso contenuto di grassi, è frutto di questo sistema di allevamento all’aperto, al pascolo.

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Una scoperta per noi che siamo abituati a pensare questo tipo di carni come selvatiche, grasse e poco adattabili al nostro stile di vita. Per noi, in occasione della presentazione a Identità Golose Hub, gli chef Andrea Ribaldone e Peter Gordon – italiano e neozelandese in coppia – hanno realizzato due ricette molto intriganti: un tajarin con ricci di mare, carciofi e filetto di cervo (due culture in armonia) e agnello arrosto con aromi e melanzana, dal gusto intenso e speziato, dalla morbidezza delicata. Esempi illuminanti di come la cucina non abbia confini e armonizzi perfettamente caratteri e tendenze quando la materia prima è protagonista.

Non solo carne, ovviamente; circondata dal mare, la Nuova Zelanda non può che offrire perle marine di pregio. Le sue coste, lontane dall’inquinamento, sembrano essere il posto giusto per la pesca e l’allevamento. Vongole giganti nascono selvagge, uniche nel loro genere, e vengono coltivate a ciclo continuo in mare dove il risciacquo e il ricircolo di acqua salata favoriscono la crescita evitando lo choc tra dolce e salato e azzerando di fatto la mortalità. Così come le condizioni ambientali favoriscono l’allevamento a bassa densità e senza antibiotici del salmone reale, top per qualità e dimensioni, garantito da Friends of the Sea. Gli chef li hanno proposti come antipasti gustosi le vongole; come raviolo ripieno in brodo di verdure o marinato con miso allo zenzero il salmone. Quasi in purezza per gustare in pieno sapore e consistenza, profumo e delicatezza di questi tesori del mare.

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“In un mondo dove quello che mangiamo e beviamo cambia rapidamente, la Nuova Zelanda fornisce un paradiso di cibi e bevande proprio come dovrebbero essere, freschi dai pascoli, dal mare e dalla terra” recita lo slogan promozionale diffuso dal consolato.  

Certo, hanno grandi spazi in Nuova Zelanda; certo, i neozelandesi godono di un un’elevata qualità della vita sotto il profilo ambientale (prima di noi hanno abolito l’uso di plastica usa e getta; noi ci stiamo arrivando piano piano). Tutto questo aiuta. Sembra un paradiso e speriamo ardentemente che sia vero. Bisognerebbe farci un viaggetto e verificare …buona scusa! Quasi, quasi.