Parola d’ordine: sostenibilità

By Marina Caccialanza

 

Si prepara Sana, la fiera del biologico e del naturale che aprirà i battenti a Bologna il prossimo mese di settembre e nasce spontanea una riflessione sul comparto, sul successo che ha riscosso negli ultimi anni e sulle prospettive che l’agricoltura biologica e biodinamica, la cura per la sostenibilità ambientale e la naturalità di ciò che mangiamo ogni giorno generano nel mondo, e anche sull’impatto che i nostri comportamenti avranno sul benessere di domani.

Negli ultimi mesi, numerosi dibattiti hanno portato l’argomento alla ribalta e hanno esaminato il problema da ogni punto di vista.

Ognuno può pensare quello che crede, le notizie catastrofiche che ogni giorno sentiamo in televisione o leggiamo sulla stampa – cartacea o online – suscitano allarme e perfino sgomento. Se però affrontiamo il tema con serenità e soprattutto con obiettività, dobbiamo, a mio avviso, riconoscere che molto è stato fatto e si sta facendo, che la coscienza generale sta mutando in positivo e la consapevolezza della gente cresce e alimenta quella di chi ancora è indifferente.

Nel 2015 Expo aveva dato il via alle domande, una fra tutte: come alimentare il pianeta in modo sostenibile?


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Un incontro organizzato dal Milan Center for Food Law and Policy, eredità di Expo presieduta da Livia Pomodoro, in collaborazione con la Rete Europea delle Città Bio, ha ribadito come la sostenibilità dei sistemi alimentari che approvvigionano le città europee sia intrinsecamente legata al tema del diritto al cibo adeguato. Solo un cibo prodotto da una filiera che rispetti l’ambiente from farm to fork può definirsi in linea con temi quali la lotta al cambiamento climatico, la tutela della biodiversità, la promozione della sana alimentazione e il principio di equità tra le generazioni.

Indispensabile è creare consapevolezza e la sfida è dimostrare la propria adeguatezza, ma per fare scelte adeguate ci vuole consenso, perché non c’è più tempo, e occorre creare le occasioni per definire le strategie da adottare e coinvolgere le persone.

Il caso del bio è emblematico e conferma il problema delle disuguaglianze sociali in quanto ancora considerato un lusso legato ai ceti sociali. Il rischio è il fallimento che sarà inevitabile se non si troverà il giusto equilibrio tra biologico, ambiente e questione sociale.

Ma per tornare alla domanda fondamentale - come alimentare il pianeta – la risposta è nell’alleanza che si deve realizzare tra gli attori, perché il problema della sostenibilità deve essere affrontato in maniera sistematica.

Qualcosa si muove: nel 2015 le persone interessate al tema della sostenibilità erano il 18% della popolazione italiana, in diversi ambiti; oggi il 33% degli italiani ha già fatto delle scelte e approfondito i temi dichiarandosi disponibili a spendere di più per avere un alimento biologico; inoltre un buon 34% dichiara di essere interessato al problema ma di non potersi permettere di pagare i costi del bio. Chi sono queste persone? Soprattutto donne, vivono nelle grandi città e hanno un’età compresa tra i 35 e i 55 anni.

Se usciremo dalla crisi ambientale – è opinione diffusa – sarà merito delle donne!

Molte città europee, è emerso nel corso dell’incontro del giugno scorso a Milano, hanno già adottato metodi interessanti.

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A Norimberga, è partito un sistema di attività efficiente sul metodo bio organico che comprende la disponibilità di sementi, la promozione di sistemi di coltivazione che esclude la genetica, azioni di coerenza politica e supporto all’agricoltura locale no ogm attraverso documenti legali e accordi sul territorio tra le istituzioni e i cittadini. Oggi il 13% della popolazione tedesca vive in città dichiarate bio (Organic City), ben 19. Portano avanti un progetto di divulgazione per la popolazione, riuniscono la gente per momenti di scambio culturale in grado di promuovere l’esperienza del cibo bio a prezzi bassi. Inoltre, il sistema incoraggia la riduzione degli sprechi presso le famiglie e promuove la vendita di alimenti senza packaging. Al momento il prezzo degli alimenti bio è superiore di soli 20 centesimi rispetto ai cibi convenzionali ma l’obiettivo è giungere alla parità sostenendo l’agricoltura.

L’Austria – nazione all’avanguardia nel settore - incoraggia il bio con un aumento medio del 2% l’anno dei terreni coltivati biologicamente (il 25%) e nelle aree urbane di Vienna esiste un sistema di riciclo dei rifiuti che comprende la distribuzione di pasti in mense per senzatetto e negli ospedali e incoraggia la popolazione a consumare meno carne, misura quest’ultima assai discussa.

Parigi fa parte dell’Organic City Network grazie all’impegno nella realizzazione di mercati e centri per la sostenibilità nei quali si lavora soprattutto per affrontare i cambiamenti climatici attraverso un progetto di alimentazione sostenibile, inclusiva e resiliente il cui obiettivo è 0 emissioni di CO2 e l’impiego del 50% di energie rinnovabili.

L’Italia è tra i leader della produzione biologica a livello globale. Siamo i maggiori produttori di agrumi al mondo (il 27% dell’intera superficie agrumicola italiana è biologica), il primo Paese europeo per l’ulivo (è biologica oltre il 20% della superficie nazionale a oliveti), per la frutta (quasi 25mila ettari, oltre l’11% della superficie totale) e per gli ortaggi (55.000 ettari, quasi l’11% della superficie nazionale a orticole). Siamo al secondo posto al mondo per superficie a vite biologica (oltre 105mila ettari il 15,8% della superficie nazionale a vite), il secondo produttore al mondo di cereali (dopo la Cina): 10 ettari su 100 sono biologici, siamo al primo posto in Europa per numero di aziende biologiche. Malgrado ciò siamo al quinto posto al mondo e al terzo posto in Europa per entità del mercato interno, ma la spesa pro capite è ancora contenuta: parliamo di 52 EUR/anno, più o meno come il Belgio, più dei 42 della Spagna o dei 35 della Gran Bretagna, ma pochi se confrontati con i 288 EUR della Svizzera, i 278 della Danimarca o i 237 della Svezia”. (fonte AssoBio)

I segnali positivi ci sono, secondo un rapporto del Censis diffuso in occasione di Tuttofood, in un Paese che invecchia rapidamente, cresce l’attenzione per la prevenzione delle malattie tramite la buona alimentazione. Per il 66,7% degli italiani in futuro l’attenzione delle persone sarà rivolta sempre di più all’impatto dei cibi sulla salute e meno al gusto. Il salutismo diventa la frontiera più avanzata dello stile alimentare italiano: tra i criteri che guidano l’acquisto dei prodotti alimentari, avere informazioni complete sugli ingredienti, la provenienza e altri aspetti che consentano di definire la biografia degli alimenti.

Torna il tema delle scelte e quelle legate ai prodotti bio avranno sempre più peso nel futuro della popolazione. Nascono progetti di divulgazione come il recente tour Bio Dinamico che ha visto coinvolte 6 tappe/città italiane, nato con l’intendo di divulgare, promuovere e valorizzare i prodotti provenienti da agricoltura Biodinamica, tecnica che si fonda su un insieme di pratiche che raccolgono la visione spirituale e antroposofica di Rudolf Steiner. Una visione della vita che valorizza l’armonia delle coltivazioni in rispetto dell’alternarsi delle stagioni e del trascorre incessante del tempo.

In occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, lo scorso 5 giugno, il Barilla Center for Food and Nutrition ha diffuso una infografica nella quale erano illustrate le cause dell’inquinamento atmosferico citando la produzione alimentare come una delle principali.

La produzione agricola contribuirebbe nell’emissione di gas serra per il 24% del totale; scegliere prodotti di agricoltura sostenibile servirebbe a ridurre del 50% le emissioni prevenendo oltre 200 mila morti in un anno; adottare una dieta sostenibile e seguire i principi della doppia piramide alimentare e ambientale offrirebbe benefici a noi e al pianeta.

Sempre in quest’occasione il BCFN ha diffuso le 12 regole per una dieta sala e sostenibile: intanto, in attesa di strategie migliori, potremmo seguirle, cosa ne dite?

Può solo farci del bene. 

1.   SCEGLI PRINCIPALMENTE CIBI DI ORIGINE VEGETALE, per incidere positivamente sulla tua salute e ridurre l'impatto ambientale.

2.   VARIA LA TUA ALIMENTAZIONE: mangiare molti alimenti diversi aiuta a mantenersi in salute. In più, i tuoi piatti saranno tutti diversi e colorati.

3.   MANGIA 5 PORZIONI DI FRUTTA E VERDURA OGNI GIORNO, includendo questi alimenti nella maggior parte dei pasti e negli spuntini.

4.   SCEGLI PRODOTTI STAGIONALI E LOCALI, controllando la disponibilità della frutta e della verdura nella tua zona.

5.   USA INGREDIENTI FRESCHI quando possibile per ridurre l’uso (e lo spreco) di imballaggi non necessari. Fuori casa, privilegia posti che servono pasti fatti sul momento.

6.   LIMITA IL CONSUMO DI ALIMENTI TRASFORMATI ed evita cibi ultra processati. Leggi bene le etichette per essere informato sul contenuto di zuccheri, grassi e sale.

7.   AUMENTA IL CONSUMO DI CEREALI INTEGRALI, come riso integrale, orzo, avena, mais e segale che apportano notevoli benefici nutrizionali.

8.   LIMITA IL CONSUMO DI BEVANDE DOLCIFICATE O RICCHE DI ZUCCHERI. Il consumo di acqua al posto di questo tipo di bevande è associato a un minore aumento di peso.

9.   AUMENTA IL CONSUMO DI LEGUMI. Anche moderato, il consumo di fagioli può dare un contributo significativo all'assunzione di fibre.

10. RIDUCI IL CONSUMO DI CARNI ROSSE E TRASFORMATE, preferendo altre fonti vegetali di proteine come legumi e noci.

11. SCEGLI PESCI PROVENIENTI DA PESCA SOSTENIBILE, per aiutare a proteggere l’habitat dallo sfruttamento della fauna marina e salvaguardare l'ambiente.

12. SCEGLI I PRODOTTI CHE PROVENGONO
DA ANIMALI ALLEVATI A TERRA E LIBERI DI MUOVERSI. Il cibo che scegli ha un effetto diretto su come vivono gli animali nelle fattorie.