Turismo enogastronomico, solida realtà
Se il 2019 è stato l’anno del turismo lento e dei borghi storici, il 2020 sarà l’anno del turismo per lo sviluppo rurale: vino e gastronomia i punti cardine (fonte Organizzazione Mondiale del Turismo).
Oggi più che mai è interessante ricordare quanto il turismo sia importante per il nostro Paese e non dimenticare che preservarne le potenzialità e incrementare il movimento dei viaggiatori stimolando i loro interessi favorisce l’economia e aiuta la crescita.
Il Rapporto sul Turismo
Enogastronomico Italiano 2020, nel 1° volume Trend & Tendenze, redatto
dalla professoressa Roberta Garibaldi e dal suo staff, traccia una mappa
illuminante della realtà turistica italiana legata al cibo, allargando il
raggio d’azione ai luoghi d’accoglienza, di produzione e distribuzione, alla
formazione e alla pluralità di esperienze delineate nello scenario italiano.

Secondo il rapporto, Il 71% dei turisti di Francia, Regno Unito, Canada, Stati Uniti d’America, Messico e Cina intraprende un viaggio per vivere esperienze enogastronomiche memorabili, mentre il 59% dichiara che le esperienze a tema li aiutano a scegliere tra più destinazioni.
Il turista enogastronomico, colui che sceglie un viaggio al preciso scopo di conoscere specialità alimentari del luogo, considera tali esperienze il core del viaggio mentre il turista generico le considera solo accessori.
I Millennials – chi è nato tra il 1981 e il 1996 – sono i principali trascinatori della crescita dell’enogastronomia nel turismo a livello mondiale influenzando il comportamento di consumo.
Qualità e salubrità dei prodotti acquistati sono criteri di scelta primari così come viaggiare per scoprire specialità enogastronomiche. Il 72% ritiene, infatti, che questa componente è più importante oggi rispetto a cinque anni fa. Questo vale anche per le altre generazioni – i Boomers (1946-1964) e la Generazione X (1965-1980) – stimolati dalla presenza di specifiche esperienze a tema nella meta prescelta.
I super foodies del futuro saranno la Generazione Z, i figli dei Millennials che, nati dopo il 1997, mostrano un forte interesse verso la vacanza enogastronomica, con il 79% che dichiara di viaggiare per vivere esperienze a tema uniche e memorabili. Per loro il web 2.0 è la fonte di informazione preferita.

Eclettico e intraprendente, il turista enogastronomico partecipa a un’ampia varietà di esperienze legate alla degustazione di cibi, bevande e piatti tradizionali e non, frequenta i ristoranti per un’esperienza culinaria memorabile, cerca il ristorante gourmet o i food truck, questi ultimi tra le esperienze più vissute dai turisti italiani e stranieri, considerati esempio di genuino cibo italiano. Per gli stessi motivi i locali storici possono essere considerati attrazioni turistiche al pari di musei, mercati, pizzerie.
Le prenotazioni di esperienze food and wine sono cresciute a ritmi sostenuti, dai tour gastronomici alle degustazioni dei vini, con le visite alle distillerie e i tour a tema cioccolato che registrano i tassi più alti, rispettivamente +779% e +195% (TripAdvisor 2019). Cresce la ricerca di degustazioni a tema olio abbinato a visite ai frantoi e abbinamento a cibi locali e dove l’offerta di esperienze in cantina con degustazione vini viene percepita come omogenea, quella di visite a oliveti, microbirrifici o caseifici sale nell’interesse del turista e merita di essere approfondita come attrattiva.

Ma quello che è interessante notare è che il viaggio di tutti inizia da casa; il tour operator in senso tradizionale è elemento marginale perché è sul web, social compresi, che la gente legge, s’informa, studia e decide. Poi, spesso cambia idea strada facendo: il rapporto ha mostrato che il 69% dei turisti ricerca dettagli su dove mangiare prima di partire, e il 68% prende una decisione spontanea nel corso del viaggio.
Il tema della sostenibilità ambientale entra in gioco e il turismo enogastronomico può rappresentare uno strumento per uno sviluppo sostenibile delle destinazioni e delle aree rurali limitrofe, generando benefici diffusi sul territorio. Un’occasione da non perdere.
Così come è fondamentale coltivare la voglia di cultura del viaggiatore ansioso di essere messo in condizione di poter comprendere la cultura, le storie, le tradizioni, gli aneddoti dei prodotti che sta gustando, acquistando o vedendo.

Storytelling è il
titolo del tema, agli operatori il compito di svolgerlo.
L’Italia è leader a livello europeo per consistenza dell’offerta. Dal confronto
con i maggiori competitor europei – Francia, Spagna, Germania e Regno Unito,
ossia i Paesi che figurano insieme al nostro nella top ten per numero di arrivi
turistici internazionali al 2018 (UNWTO, 2019) – siamo ai vertici in sette degli
indicatori considerati per consistenza: produzioni di eccellenza, aziende
vitivinicole, aziende olearie, imprese di ristorazione, musei del gusto,
birrifici, beni e Città Creative UNESCO legate all’enogastronomia.
Mantenere il primato è un’esigenza che non possiamo disattendere.

Suggerimenti utili
Quali azioni possono supportare lo sviluppo di esperienze enogastronomiche nel
turismo?
Differenziarsi. Per i prodotti più evoluti – quali i ristoranti, le cantine, gli eventi e i mercati – segmentare le proposte, rinnovandole e adattandole ai differenti target. Per le proposte più recenti come corsi di cucina, food tour e le visite ai produttori locali, sensibilizzare e supportare la strutturazione di un’offerta turistica.
Caratterizzarsi. Creare narrazioni per permettere al turista di sentirsi più coinvolto e di capire l’unicità del prodotto e la cultura del luogo, suscitandone la curiosità. Ciò si può declinare in vari modi, dall’incontro con i produttori ai menù ed etichette parlanti, passando per il video-storytelling.
Rendersi unici. Creare
eventi memorabili che coinvolgano il turista sul piano personale, lasciare una
traccia nel ricordo attraverso oggetti- ricordo come testimonianza tangibile di
quanto vissuto. Con l’obiettivo di stimolarlo a condividere e raccontare la
propria esperienza, generando un passa-parola positivo.
Scegliere. Candidarsi a meta enogastronomica oppure valorizzare ed
implementare le esperienze enogastronomiche per completare l’offerta nei
confronti dei turisti presenti con altre motivazioni.
Integrare. Inserire le proposte a tema enogastronomico nel proprio portfolio di offerta e creare legami con le altre attrazioni, in primis culturali.
Formare. Diffondere conoscenze e metodi, presentare best practice, facilitare il confronto tra gli operatori del turismo enogastronomico per stimolare un’offerta turistica accattivante e creativa, esperienziale e sostenibile
Educare. Accrescere la consapevolezza di tutti gli attori in gioco (enti pubblici, operatori privati e popolazione locale) sul valore del proprio patrimonio enogastronomico e sui benefici culturali, sociali ed economici.
Valorizzare. Rafforzare il legame tra enogastronomia, cultura e turismo per tutelare, valorizzare e trasmettere un patrimonio unico di conoscenze che, alla lunga, potrebbero perdersi.
