Tutti in Galles a lezione di agnello

by Marina Caccialanza

La tradizione italiana, specialmente nel nord, vuole l’agnello in forno a Pasqua; in alcune regioni come Abruzzo o Puglia oppure in Sardegna la carne di pecora, o meglio d’agnello, si consuma un po’ di più. In generale non è un tipo di carne apprezzato dagli italiani e oggi, per di più, subisce la propaganda negativa di vegetariani e animalisti che vedono nell’agnello una vittima sacrificale e non un animale da allevamento per il consumo della carne, dimenticando le sue indiscusse proprietà organolettiche e nutrizionali. L’agnello è ricco di ferro, zinco e vitamine del gruppo B ed è altamente digeribile.
Ma se per un momento allontaniamo il pensiero dall’immagine fiabesca del tenero agnellino preda del lupo cattivo e simbolo forse di paure ataviche, dobbiamo riconoscere che le sue carni sono prelibate e per coloro che non disdegnano un’alimentazione onnivora apprezzate e versatili in cucina.
Una nazione in Europa è famosa per l’allevamento degli ovini da carne, la Gran Bretagna, e l’agnello Gallese in particolare riscuote il consenso unanime per la prelibatezza delle sue carni e per gli aspetti etici e sostenibili della sua produzione che ne fanno un’eccellenza a livello mondiale.
L’agnello gallese è diverso da quello italiano per molti motivi: l’agnello italiano si aggira sui 5-7 kg, mentre l’agnello Galles è più grande, arrivando fino a 14 kg di peso, dai quali è possibile ricavare tagli più carnosi, diversi e consistenti. L’agnello italiano viene macellato in tenerissima età, intorno a un mese di vita, parliamo infatti di agnello da latte; quello gallese può raggiungere un anno, si prende tutto il tempo necessario per crescere, perché la qualità non ha fretta.

 

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Il fattore ambientale è fondamentale: dolci colline verdi, altipiani montuosi e il mare che bagna le sue coste; il Galles è il paese ideale per l’allevamento. I pascoli rigogliosi e i terreni ricchi di minerali sono gli elementi distintivi di questo territorio dove gli animali crescono in un ambiente non intensivo e la loro carne è succulenta, dolce e tenera. L’erba è risorsa vitale per le fattorie gallesi dove le pecore pascolano libere, si nutrono di erba e pochissimo mangime, in un habitat naturale ideale e preservato con cura. I contadini mantengono vaste aree di torba, vitale per lo stoccaggio del carbonio e mantenere il suolo in buona salute, uno dei modi con cui essi contribuiscono a mitigare i cambiamenti climatici.
Per questo, l’Agnello Gallese Igp è così speciale.

Il Galles ne produce circa 11 milioni l’anno grazie alle sue condizioni ambientali e in nessun altro Paese la carne ovina riveste un ruolo così determinante nella cucina. L’agnello si cucina tutto l’anno e viene preparato in moltissime varianti che abbiamo potuto conoscere nel corso di una lezione molto affascinante ospiti della Macelleria Pellegrini di Milano, nota bottega storica, e grazie all’Ente di promozione delle carni rosse gallesi HCC Meat Promotion Wales e al suo responsabile Jeff Martin.
Osservare un macellaio gallese al lavoro è molto interessante: Marc McArdle ha dimostrato come da una carcassa di agnello sia possibile ricavare numerosi tagli, senza sprecare un grammo di carne, ottenendo porzioni diverse e adatte a ogni tipo di cottura e ricetta.

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L’agnello rappresenta un punto fermo nella tradizione gastronomica inglese: viene cucinato d’estate al barbecue, come Sunday roast nell’immancabile pranzo della domenica ed è l’ingrediente principale di alcuni piatti tipici come la Welsh Cawl, una zuppa a base di agnello, porri, patate, rape e carote.

La versatilità di questa carne, infatti, la rende perfetta per diverse tipologie di cottura, dal forno al barbecue, dagli stufati alla padella, diventando così l’elemento principale di molteplici e diverse preparazioni: arrosti, bistecche, ragù, curry, insalate, piccoli antipasti.
In Italia la carne ovina rimane poco utilizzata rispetto ad altre tipologie di carne, la conosciamo poco. Giorgio Pellegrini ci ha spiegato quali sono le sue caratteristiche e come possiamo riconoscere la qualità:

1)   Il colore della carne ovina non deve essere troppo scuro, ma di un rosso piuttosto tenue, non deve essere troppo lucido ma tendenzialmente asciutto. In generale, è un'idea sbagliata quella di credere che la carne più è rossa, migliore è la sua qualità. Il colore brillante indica solo che la carne è stata tagliata di recente. Circa 20 minuti dopo il taglio, infatti, il pigmento rosso inizia a diventare naturalmente più scuro

2)   Al tatto, la carne ovina, come tutte le carni, deve risultare compatta e soda. In Galles i sistemi di macellazione all’avanguardia e la stimolazione elettrica garantiscono una straordinaria tenerezza delle carni.  

3)   Il colore dipende anche da ciò che l'animale ha mangiato durante la sua vita. Ad esempio, il grasso di animali nutriti a erba è più giallo. Non esiste una reale differenza qualitativa. L'importante è che il grasso sia solido e asciutto.

4)   La cottura al cuore dell’agnello deve essere 57°/58°. È fondamentale rispettare questa indicazione per non rovinare la carne che altrimenti potrebbe risultare troppo asciutta.

5)   Due marinature che si sposano perfettamente con la carne d’agnello sono timo fresco e scorza di limone, un mix di profumi tipici mediterranei che rinfrescano il palato, e mirtillo e clementine, di gusto tipicamente anglosassone. Per preparare entrambe le marinature, a seconda del gusto e della stagione, è sufficiente prendere gli ingredienti, puliti e tritati grossolanamente, e unirli all’olio evo e a un pizzico di sale. Quindi cospargere la marinata sulla carne d’agnello e lasciar riposare in luogo fresco, coperto, per 30 minuti.

6)   È meglio salare la carne a fine cottura perché il sale asciuga i succhi della carne, indispensabili durante la cottura per mantenere la carne morbida.

L’agnello fresco può essere congelato senza problemi e può rimanere in freezer fino a 6 mesi.


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Ma vediamo quali sono i tagli che Marc Mc Ardle ci suggerisce:

Neck: collo/reale – è uno dei più economici. In Galles viene solitamente venduto in neck rings (taglio simile a un finto ossobuco) o chops on the bone (braciole). È ideale per stufati, brasati e spezzatini. Lo ritroviamo in alcuni piatti tipici gallesi come la Welsh Cawl o il Lancashire Hot Pot.
Shoulder: spalla - viene venduta disossata, arrotolata e talvolta anche farcita, ma la si può trovare anche in osso. È appetitosa e gustosa, si può cucinare sia intera sia tagliata a metà nel blade e knuckle, tagli ideali da arrostire o brasare oppure sotto forma di braciole (chops) e bistecche. In Italia, la spalla d’agnello viene cucinata perlopiù intera al forno oppure venduta a pezzi per l’abbacchio.
Best end: carré anteriore – sono le costolette, adatte da grigliare o per cotture veloci in padella. Due carré accostati con le ossa delle costolette scalzate intrecciate a formare un arco si chiamano guard of honor (guardia d’onore), un modo molto elegante di servire il carré d’agnello.

Loin: lombo – noi le chiamiamo braciole (loin chops), ideali grigliate o cotte velocemente in padella; disossato completamente, farcito e arrotolato, serve per realizzare un arrosto. Infine, si può trovare tagliato in singoli medaglioni (noisette) o nelle così dette valentine steaks, bistecche che richiamano la forma di un cuore.

Rump: scamone – assente nella tradizione italiana può essere cucinato come mini arosto oppure come braciole o bistecche.

Leg: coscia - taglio molto versatile perché può essere suddiviso in: filetto (fillet), stinco (shank end), bistecche (boneless leg steaks) e bocconcini o striscioline di carne da saltare in padella (dice e stir fry strips). Anche da noi è uno dei tagli ovini più rinomati, viene cucinata intera al forno oppure tagliata a fette ideali per la griglia.

Breast: petto – economico e utilizzato per gli stufati, si usa anche tritato, arrotolato o a pezzetti in spiedino. In Italia è pressoché sconosciuto.  

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