Un vento di rinnovamento si è mosso in città

by Marina Caccialanza

Si chiama mosso, con la minuscola, e già dal nome si capisce che non si tratta di un posto come tanti. È un luogo di comunità, un punto d’incontro, un progetto di inclusione e formazione.

È un ristorante e una pizzeria, ma non solo. È un soggetto in divenire, mosso da spirito di coesione, mosso in un abbraccio, mosso verso un domani che offra prospettive e opportunità di crescita.

mosso è tante cose insieme perché ha tanto da comunicare.

E se il nome può sembrare un gioco di parole con l’intestazione della via dove si trova il locale – via Angelo Mosso a Milano – in realtà il suo lato ludico si fonda su idee molto serie e concrete.

Inaugurato circa un anno fa, mosso è un progetto realizzato grazie alla cooperazione tra il Comune di Milano, la Fondazione Cariplo e la cooperativa sociale La Fabbrica di Olinda, e nasce dall’idea e dall’impegno di Thomas Emmenegger, presidente de La Fabbrica di Olinda, un progetto collettivo creato nel 1996 con l’intento di superare l’ex Ospedale Psichiatrico Paolo Pini di Milano e riconvertire gli spazi, ricollocare le persone, offrire una speranza di futuro a persone svantaggiate aiutandole a esprimere le loro potenzialità.

Sono stati molti i progetti realizzati nel corso degli anni: il Ristorante-pizzeria Jodok, OstellOlinda, il TeatroLaCucina e il Festival Da vicino nessuno è normale. L’intento è sempre quello di mescolare la cultura con l’accoglienza, il buon cibo con l’inclusione sociale, come Fiore a Lecco, un locale confiscato alla criminalità trasformato in ristorante pizzeria, progettato all’insegna della cultura della legalità, dell’insediamento lavorativo.

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Thomas Emmenegger

Ed ecco mosso, dove un tempo sorgevano un convitto e una scuola, ormai dismessi e in stato di abbandono, all’interno del Parco Trotter, in una zona periferica degradata in odore di riqualificazione. Un progetto complesso che ha visto la riapertura della scuola per i bambini del quartiere in un’area delimitata e l’attuazione di un sistema di riconversione degli spazi per dare vita a un luogo che potesse essere utile e accogliente per gli abitanti, sostenibile per la città e progettuale per la realizzazione di attività orientate allo sviluppo futuro della comunità.

“Abbiamo abbattuto muri materiali e ideologici – racconta Thomas Emmenegger – e ricavato da quelle che un tempo erano aule scolastiche uno spazio aperto che oggi accoglie il ristorante pizzeria e, accanto, un bar/portierato di quartiere al cui interno si svolgono anche attività di consulenza sociale: volontari aiutano i cittadini che hanno bisogno di espletare compiti burocratici per loro difficili, avvocati di strada, assistenti sociali, un aiuto prezioso per la vita quotidiana di molti”.

Ristrutturazione degli ambienti, avvio gestionale secondo la visione di un ecosistema dove poter coltivare desideri, esaltare le differenze in una piazza aperta e accogliente. Qui convivono attività di ristorazione col bar aperto dal mattino, il ristorante a mezzogiorno e la pizzeria la sera; laboratori di formazione professionale per il ricollocamento di persone disagiate; pratiche di riuso e attività ludiche che comprendono teatro e musica, perché nutrire lo spirito è utile quando nutrire il corpo.

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L’edificio, mantenendo la struttura esterna, storica e di pregio architettonico, è stato modernizzato e suddiviso in ambienti funzionali: una sala convegno adibita anche a banchetti, matrimoni o eventi, una sala concerti, aule per la formazione professionale. Il riuso di spazi abbandonati e riportati a nuova vita è un arricchimento per la città, per i suoi abitanti e, soprattutto, per tutti coloro che, ai margini della società, hanno solo bisogno che qualcuno tenda una mano e offra una nuova occasione.

Il personale che opera all’interno di mosso, tra cui persone in difficoltà per problemi fisici, mentali, economici o sociali, è assunto regolarmente dalla cooperativa – un primo passo, fondamentale, verso la rinascita – ma è anche supportato nel suo percorso di integrazione nel mondo del lavoro. Qui si impara un mestiere e lo si costruisce sulle effettive capacità di ognuno: “Perché siamo tutti uguali e differenti – afferma Emmenegger – ed è importante poter valorizzare di ognuno le potenzialità. Chi ha predisposizione per la cucina imparerà il mestiere di cuoco, chi ha più inclinazione per il servizio starà in sala. Non è importante, ciò che conta è che possano sentirsi realizzati e trovino la strada per superare le loro difficoltà integrandosi nella società. Questo è lo scopo di Olinda e di mosso e i risultati ci stanno dando ragione”.

Da mosso, infatti, l’ambiente è curato nell’arredamento semplice e vivace, nella pulizia estrema, nell’ampiezza degli spazi e nella luminosità delle sale: guardi fuori e guardi lontano.

L’architetto Carlo Carbone e Marika Hansson hanno progettato l’ambiente e hanno disegnato una cucina aperta con forno a vista, arredato con tavoli di legno, rotondi e rettangolari, omaggio al maestro del design Enzo Mari, e con colori vivaci a creare un ambiente aereo e luminoso, grazie al doppio riscontro sul giardino da un lato, e sul parco Trotter dall’altro, mentre mille luci piovono dal soffitto come stelle dal cielo. 


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La cucina, poi, è curata e di ottimo livello perché, afferma Thomas Emmenegger: “Il cibo è una componente aggregante ed esperienziale. Vogliamo che i clienti di mosso apprezzino i piatti che gustano perché sono l’espressione del benessere e della soddisfazione, del sentirsi bene. Per questo offriamo alta qualità che si riflette nella ricerca accurata di materie prime selezionate, nello studio di piatti buoni e gustosi, che possano soddisfare il palato e al tempo stesso rispecchiare i valori che perseguiamo: accoglienza, inclusione, socialità e speranza. La pizza, viene servita sempre spicchiata perché rappresenta un momento di condivisione, così come mosso è una cucina condivisa dove il cibo è un’esperienza di incontro con l’altro. Non solo, pensiamo che la pizza sia un elemento essenziale della nostra cucina, perché parte da una base semplice con ingredienti di qualità e che ogni volta può essere reinventata con combinazioni inaspettate”.

A guidare la pizzeria troviamo Daniele Falcone, che a Milano ha già messo in pratica, in diverse esperienze lavorative, gli insegnamenti appresi da Franco Pepe, Davide Longoni e Giuseppe Zen. Daniele ha sposato la visione di mosso apportando la sua personale esperienza, lavorando con il lievito madre che cura e rinfresca quotidianamente e impasti che utilizzano farine macinate a pietra, semi-integrali e integrali, lasciati lievitare 24 ore. La cottura avviene in forni elettrici di ultima generazione, le pizze sono leggere e fragranti, dal bordo soffice, si avverte netto il profumo del grano e della farina.


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Daniele Falcone

In carta i grandi classici e variazioni creative e vegane, con ingredienti stagionali a filiera corta, per esempio provenienti dall’Alveare di via Padova, che da mosso ha trovato casa. E poi i dolci fatti in casa e una selezione di vini contenuta ma ragionata.

All’esterno, infine, il giardino e l’orto. Perché qui, il verde è una componente del panorama e vivere all’aperto un’occasione preziosa. Piccoli orti dove coltivare ortaggi e dove i bambini possano giocare con le mani nella terra. Tavoli che offrono un punto di ritrovo tutto il giorno perché la gente del quartiere possa sostare, riposare, le famiglie stare in compagnia e poi condividere il pasto. Quasi un angolo di campagna in città, e non importa se voltato l’angolo ci si scontra con la realtà della periferia milanese, mosso è un’isola, un approdo, è casa.

Foto ph Brambilla Serrani

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