Unione, tenacia e lungimiranza

by Marina Caccialanza


È uno dei territori vinicoli più piccoli d’Italia. È uno dei territori più variegati. È l’Alto Adige.

La sua posizione geografica, che si estende tra cime alpine elevate e piane mediterranee dà origine a un’escursione termica preziosa che consente di coltivare varietà di vitigni diversi, di ottima qualità e resa.

Un terroir così differenziato ha creato le condizioni per una viticoltura naturale, sostenibile e in costante divenire, a quote che variano fra 200 e più di 1000 metri s.l.m.

5000 viticoltori si dividono una superficie coltivata di 5600 ettari, più o meno, per 274 cantine presenti sul territorio e una produzione annua di 320.000 ettolitri di vino suddivisi in 40 milioni di bottiglie: 64% vini bianchi, 36% vini rossi.
Tra i vitigni di punta, il Pinot Bianco, emergente il Sauvignon Blanc. Grande aromatico il Gewürztraminer, versatile lo Chardonnay, solo per citarne alcuni. Accanto ai bianchi che rappresentano la maggior parte della produzione, i vini rossi che contano, oltre ai vitigni autoctoni Schiava e Lagrein, numerose varietà classiche tra cui il Pinot nero.

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Sono aziende piccole, indipendenti, a gestione famigliare, che spesso affiancano alla vigna la coltivazione delle mele, che eroicamente portano avanti una tradizione millenaria; una comunità unita da valori condivisi che costituiscono un enorme patrimonio. Il loro obiettivo è salvaguardare il territorio, proteggere la natura e tutelare quell’identità che li unisce costruendo, insieme, un futuro sostenibile per l’economia locale e le generazioni future.

Aziende che, da sole, non avrebbero avuto né le risorse né la capacità di affrontare il mercato ma che hanno trovato nel sistema consorziale quell’energia e quella forza che oggi consente loro di essere una realtà importante nel panorama vitivinicolo italiano.

I vini che producono formano un marchio che li rappresenta - Vini Alto Adige – e di cui vanno orgogliosi perché ciò che più distingue questo territorio fin dai tempi lontani è proprio un forte e intrinseco senso di coesione che ha permesso, fin dagli anni 80, che il patrimonio enoico disseminato e parcellizzato nel territorio non venisse disperso ma protetto e valorizzato.

Il Consorzio Vini Alto Adige nasce con il preciso intento di proporsi come organismo di riferimento per dare la migliore visibilità possibile a tutti i soggetti del settore, ai pregi e alle caratteristiche della produzione vinicola altoatesina.

Le cantine, e i vignaioli dell’Alto Adige puntano alla qualità; non potrebbero fare altrimenti in un luogo che si estende più in altezza che in ampiezza, e le scelte coraggiose che hanno fatto negli ultimi anni rispecchiano questa caratteristica: nuovi impianti, ristrutturazione di parcelle storiche e studio minuzioso di come ottimizzare i vitigni per ciascun vigneto.

Oggi, il 98,8% di tutta la superficie vitata dell’Alto Adige è soggetta al disciplinare DOC, ed è la percentuale più alta fra tutte le regioni italiane.

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Le caratteristiche geologiche delle aree viticole altoatesine cambiano spesso da una tenuta all’altra, dal porfido vulcanico alla roccia metamorfica di quarzo e mica, dal terreno calcareo o dolomitico alle marne. Questo ha dato origine a una riduzione severa delle rese per migliorare la qualità delle uve.

Tra i metodi di coltivazione, il passaggio dalla classica pergola all’allevamento a spalliera ha fatto sì che l’impianto producesse meno ma le sue uve siano pregiate, ideali per vini minerali, freschi e longevi.

Il settore vitivinicolo altoatesino punta su una viticoltura sostenibile, sul rispetto della natura e dei suoi cicli. Suolo fertile e acqua pulita, regole unificate per i trattamenti fitosanitari, lotta alle emissioni di anidride carbonica (CO2) prodotte dal settore vitivinicolo in accordo con l’Agenda 2030 e, come obiettivo primario, conservare intatto il paesaggio rurale creato nei secoli dalla produzione vinicola e tutta la sua filiera produttiva. 

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Tartare di salmerino, mela verde, acetosella, schiuma di latte affumicato e spugna alle erbe aromatiche di Anna Matscher


I produttori aderenti al Consorzio sono uniti e compatti nel perseguire questi obiettivi che comprendono la valorizzazione del territorio e della fatica delle sue genti. È il caso della tenuta Alois Lageder, alla sesta generazione, che, fondata nel primo ‘800, dagli anni novanta produce con metodi biologici e biodinamici e nel suo ristorante utilizza esclusivamente prodotti di agricoltori locali aderenti alla filosofia dell’azienda; sono nella mente di Cantina Merano che nasce nel 2010 dalla fusione di due storiche cantine vinicole meranesi: la Cantina Vini Merano e la Cantina Burggräfler; li ritroviamo nella mission di Cantina Produttori San Paolo generata dall’unione di 36 contadini della zona di Appiano che puntano con identità precisa a esprimere il loro terroir; e poi nella storia di Tenuta Castel Sallegg col suo nobile retaggio e 30 ettari presso il lago di Caldaro; fino ad arrivare nella valle dell’Isarco dove cantine come Taschlerhof e Köfererhol operano in armonia con la natura, tra giornate soleggiate e notti fresche, per produrre vini minerali, di carattere.

È la peculiarità che troviamo nella filosofia di Colterenzio che, a sud di Bolzano è una delle cantine più giovani dell’Alto Adige ma unisce ben 300 famiglie. Sono i principi che animano Peter Zemmer nella sua Tenuta alle porte di Bolzano e Hans Terzer di Cantina S. Michele Appiano che afferma: “L’Alto Adige ha saputo, negli anni novanta e primi duemila, quando tutti cercavano vini rossi, convertire la sua produzione nei vini bianchi. Con coraggio, abbiamo fatto fronte alla concorrenza nazionale e internazionale e applicato le nostre conoscenze per valutare i nostri territori e capire quali zone fossero vocate e a quali vini. È importante coltivare nel posto giusto e il contadino deve essere consapevole delle sue capacità non meno delle opportunità del mercato. È il caso del Pinot nero, per esempio, che è ideale nei nostri territori ma ha bisogno di molte cure in vigneto e in cantina, cosa che i nostri vignaioli sono bravissimi a fare”.

Infine, a rappresentare il territorio, è la testimonianza di un vitigno come la Schiava, autoctono, immancabile sulle tavole altoatesine; un vino ad ampia produzione, facile da capire, versatile, che ancora oggi, è il principale prodotto di Cantina Girlan che ne ha rivalutato e valorizzato le peculiarità. 200 famiglie di vignaioli, vigne centenarie e una tradizione che si rinnova per ridare pregio a un vino spesso sottovalutato eppure testimone di cura e attenzione alla sostenibilità.


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barbabietola, formaggio blau blau e dressing ai fichi - Alois Lageder Paradeis

In tavola i vini dell’Alto Adige esprimono al meglio le loro potenzialità e l’abbinamento con i cibi ne esalta il valore, dalla cucina tradizionale alla nuova tendenza che guarda al futuro.

Ne è d’esempio la cucina di Anna Matscher al ristorante Zum Löwen di Tesimo dove Sauvignon e Pinot Grigio si sposano perfettamente con la sua tartare di salmerino; Pinot Noir e Sauvignon incontrano funghi e ostriche in uno spezzatino travolgente e Il Pinot Nero Riserva è l’accompagnamento perfetto per il ragù di capriolo.

Nel pieno della tradizione locale, al Gasthof Ristorante Jäger, la sella di cervo con finferli e broccolo selvatico trova la migliore esaltazione nell’Eva Manzoni Bianco della cantina Brunnenhof.

Infine, l’apoteosi in Val Sarentino, dove al Bad Schörgau, Gregor Wenter propone la cucina innovativa di Mattia Baroni e il suo menu “assoluto”, palcoscenico ideale per gli straordinari vini della Valle Isarco. Un menu che della sostenibilità è l’emblema, frutto di un laboratorio di ricerca e un viaggio nel meraviglioso mondo dei cibi.

Quella sostenibilità che il Consorzio Vini Alto Adige tutela lungo tutta la filiera attraverso la gestione sostenibile del suolo e delle risorse idriche; con la protezione fitosanitaria della biodiversità; con vini dall’impronta ecologica ed impatto climatico; sensibilizzando e comunicando con le persone; per l’ottimizzazione dei cicli economici locali. Un ponte verso il futuro. 


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sella di cervo, finferli, broccoli selvatici e sedano - Gasthof Ristorante Jager